Ogniqualvolta desideriamo investire i nostri risparmi ci viene richiesto, dall’istituto finanziario al quale ci si affida, di rispondere a una serie di domande. Anche se oramai la prassi è conosciuta – ma non diamolo per scontato – agli investitori navigati, chi si affaccia al mondo degli investimenti potrebbe essere scettico nel rispondere a quesiti che invadono la sfera privata. Tali quesiti invece servono per definire il profilo di rischio dell’investitore prima che l’istituto finanziario gli proponga un investimento.
Partiamo dalla base: cos’è il rischio di un investimento?
Quando parliamo di rischio di un investimento intendiamo la possibilità di ottenere un rendimento inferiore alle proprie attese, che può comportare la perdita del capitale. L’entità della perdita dipende dalla tipologia di strumento nel quale si investe.
Ad esempio, i titoli di Stato di Paesi sviluppati storicamente determinano una perdita inferiore rispetto alle azioni, mentre le azioni possono determinare una perdita superiore a un’opzione. Di pari passo, in base alla relazione rischio-rendimenti, i titoli di Stato renderanno meno delle azioni e le azioni meno delle opzioni.
Ora continuiamo con il profilo di rischio: cos’è?
La richiesta da parte di una banca a rispondere a determinate domande non è una mera curiosità ma un obbligo normativo introdotto dalla MiFID I (Market in Financial Instruments Directive) per tutelare gli investitori. La normativa richiede agli istituti finanziari di raccogliere le informazioni necessarie a determinare il profilo di rischio, ossia un indicatore per misurare la quantità di rischio che un investitore dovrebbe assumere nei propri investimenti. Quantità di rischio che dovrebbe essere né troppo bassa, tale da precludere la possibilità di ottenere un certo livello di rendimento, né troppo alta, andando così incontro a perdite potenziali psicologicamente e patrimonialmente non sopportabili dall’investitore.
Che tipologia di domande occorrono per identificare il profilo di rischio?
La normativa richiede di sottoporre all’investitore le domande necessarie a comprendere la sua esperienza e conoscenza finanziaria, la situazione finanziaria e gli obiettivi di investimento. Ogni istituto finanziario, quindi, raccoglie le informazioni attraverso un questionario, che può differire da banca a banca ma che deve comunque essere in grado di raccogliere le informazioni descritte.
Quali possono essere i potenziali profili di rischio?
La definizione dei livelli di profilo di rischio è, come normale che sia, a carico di chi propone l’investimento, ad esempio una banca o una SIM. A titolo esemplificativo potremmo avere:
- tolleranza al rischio bassa;
- tolleranza al rischio media;
- tolleranza al rischio medio-alta;
- tolleranza al rischio alta;
- tolleranza al rischio molto alta.
Perché è importante identificare il profilo di rischio?
Quando si ci appresta a investire, identificare il proprio profilo di rischio non è importante. È fondamentale!
La definizione del profilo di rischio permette, dapprima, a chi presta il servizio di investimento, quindi alla banca, SIM o SGR, di raccomandare uno o più strumenti finanziari sempre adeguati all’esperienza e conoscenza, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento di un investitore. La definizione del profilo di rischio, inoltre, consente all’investitore di essere consapevole circa i rischi e potenziali rendimenti degli strumenti finanziari raccomandati.
Esiste un unico profilo di rischio?
In realtà, per chi scrive, la risposta è no. Benché gli istituti finanziari tipicamente definiscono per ogni cliente un profilo unico di rischio, sarebbe ottimale determinare un profilo di rischio differenziato in base agli obiettivi che un investitore vuole raggiungere.
Ad esempio, si potrebbe avere l’obiettivo di ristrutturare la casa tra 10 anni, sostituire l’auto tra 7 anni oppure far studiare il figlio all’estero tra 20 anni. In questo caso sarebbe utile definire profili di rischio differenti, caratterizzati da un diverso orizzonte temporale e distinte preferenze di tolleranza al rischio.
Definire più obiettivi, e quindi differenti profili di rischio, non preclude la possibilità di investire anche in asset più rischiosi come le azioni. Certamente più rischiosi ma, come la storia finanziaria ci insegna, anche potenzialmente più redditizi nel lungo periodo.
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Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Si ricorda che qualsiasi tipologia di assets deve essere valutata in modo approfondito da più punti di vista, quindi ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore.